All’indomani della pandemia da Covid-19 e dell’invasione russa dell’Ucraina, la Giordania fatica a trovare stabilità a livello politico, economico e sociale. Sul piano interno, il paese si appresta ad affrontare numerose sfide, da un’economia in crisi a un crescente malcontento popolare.
Risultati della ricerca:
Il primo anno del governo guidato dal primo ministro Aziz Akhannouch è stato caratterizzato dalla necessità di far fronte a varie emergenze socioeconomiche, alcune riconducibili agli strascichi della pandemia da Covid-19, altre a fenomeni meteorologici estremi, come l’ondata di siccità che ha colpito il paese all’inizio del 2022, altre ancora alla congiuntura internazionale scaturita dal conflitto russo-ucraino.
A fine ottobre in Iraq si è insediata la nuova amministrazione guidata da Mohammed Shia’ al-Sudani, il candidato indicato dal Quadro di coordinamento sciita, il maggior blocco parlamentare iracheno. Diverse sfide attendono il nuovo premier tanto sul piano interno quanto su quello esterno. A livello domestico, la definizione del budget annuale e la gestione del grave scandalo di corruzione recentemente emerso in seno alla classe dirigente irachena saranno, con tutta probabilità, determinanti per garantire futura stabilità al paese.
Il 2022 segna un anno particolarmente difficile per l’Egitto che, impegnato già da tempo in una incerta ripresa economica, stenta a contenere i riverberi del conflitto in Ucraina sul settore alimentare, energetico e finanziario.
L’Iran che entra nel 2023 è attraversato dall’intreccio di una duplice crisi sociopolitica, sintomo di lungo periodo della sostanziale mancanza di volontà e interesse della leadership di riformare un sistema politico che, come tipico dei regimi di stampo autoritario e semi-autoritario, rimane cronicamente concentrato sul fine ultimo di garantire la propria sopravvivenza.
Il 2023 si presenta come un anno molto caldo per Israele. Sul piano interno, l’ingombrante ruolo delle forze di estrema destra nel nuovo esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu ha già contribuito ad alzare il livello di tensione politica nel paese. Se la fragile natura democratica dello stato è messa in discussione da una riforma che cambierebbe profondamente il sistema giudiziario, l’azione di queste forze estremiste ha generato un clima politico violento, espressione di uno scontro tra l’identità laica e quella religiosa della società israeliana.
Nel mezzo dei percorsi di diversificazione economica “oltre gli idrocarburi”, le monarchie del Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc) perseguono la neutralità in politica estera. L’obiettivo è infatti massimizzare i benefici economici delle alleanze multiple (Stati Uniti, Cina, Unione europea, Russia) sigillandosi, invece, dagli scossoni geopolitici di un ordine multipolare polarizzato e conflittuale.
Un raid israeliano in Cisgiordania miete dieci vittime palestinesi. L’Autorità palestinese interrompe le operazioni di coordinamento con Israele, che nella notte ha colpito Gaza dopo un lancio di razzi.
Un miliardo al giorno: è il valore dei capitali netti che si sono spostati dalle economie occidentali a quelle emergenti durante l’ultima settimana. Un cambio di rotta netto dopo mesi di "fughe".
Questa analisi intende esaminare la natura dell’antisemitismo contemporaneo in Occidente, con particolare attenzione al suo ruolo in diverse forme di estremismo violento. L’odio contro gli ebrei continua a occupare una posizione rilevante, se non centrale, nell’estremismo violento di destra e nello jihadismo, giungendo persino a ispirare l’esecuzione di gravi attacchi terroristici, tanto in Europa quanto in Nordamerica. L’ostilità contro gli ebrei tende invece ad assumere un ruolo minore nell’estremismo violento di sinistra e anarchico.