Compiere 18 anni negli Stati Uniti non significa infatti poter votare automaticamente. Ognuno dei 50 stati americani richiede ai cittadini procedure diverse per potersi iscrivere al registro elettorale, e dato che negli USA non esiste un unico documento di identità valido a livello federale, anche i documenti considerati ammissibili per presentarsi ai seggi variano da stato a stato. Il documento più comune è la patente, ma in altri casi vengono accettate anche tessere universitarie, tesserini da insegnante, certificati di nascita o persino il porto d’armi. Documenti che però non sono automaticamente rilasciati a tutti i cittadini e che, in pratica, sono meno diffusi tra le minoranze. Questo è solo uno dei diversi fattori che hanno storicamente contribuito a una distorsione del diritto di voto negli USA, un fenomeno che prende il nome di “voter suppression”.
Oltre alle limitazioni al voto via posta, la voter suppression si avvale del cosiddetto gerrymandering, ovvero la pratica di ridisegnare in modo strategico i confini dei collegi elettorali. Il termine è una crasi del nome di Elbridge Gerry, governatore del Massachusetts nel 1812 e dalle ‘salamandre’ perché questi collegi – ridisegnati in base ad esigenze elettorali ben precise – avevano dei perimetri talmente storti da sembrare appunto, dei grossi rettili.
Pratiche manipolatorie e limitazioni all’accesso al voto sono spesso progettate per colpire gli elettori appartenenti alle minoranze. Per questo si parla di voter suppression.